I controlli da fare dopo aver effettuato il cablaggio di un edificio
Quando si effettua il cablaggio di un edificio bisogna rispettare rigide regole e controlli di sicurezza per garantire che la struttura sia a norma. Questi accorgimenti sono fondamentali per garantire la sicurezza delle persone che usufruiscono di questi spazi oppure che si trovano nelle vicinanze.
In questo modo è possibile proteggersi e prevenire eventuali guasti, malfunzionamenti e problemi che possono compromettere sia la funzionalità che la sicurezza generale.
Proprio per questo motivo, per legge si effettuano ulteriori controlli aggiuntivi una volta che si è terminata l’installazione elettrica e si è eseguito il cablaggio dell’edificio, qualunque sia la sua destinazione d’uso.
Una volta terminato il cablaggio dell’edificio, occorre stilare un’adeguata lista dei controlli da effettuare stanza per stanza: l’obiettivo è verificare che tutti gli elementi di ogni spazio presentino il cablaggio corretto e che siano state rispettate in maniera accurata le note per ogni posizione del dispositivo.
Al tempo stesso, bisogna controllare che tutte le protezioni siano attive. In particolare si deve verificare che in ogni stanza siano rispettati gli standard di cablaggio comune utilizzato nella specifica e le norme di riferimento.
Innanzitutto, bisogna effettuare la verifica della connettività pin-to-pin facendo riferimento agli standard in questione. Una volta scelto lo schema adatto si deve seguirlo per l’intera rete. L’obiettivo è accertarsi della continuità del cablaggio, così che ogni pin sia collegato all’altra parte del cavo, nello specifico al suo equivalente.
A questo punto occorre eseguire i controlli qualitativi sulla trasmissione del segnale, accertandosi che non siano presenti difetti nella rete oppure in un cavo, come:
- una coppia invertita, cioè l’errore più comune;
- una coppia trasposta, che si verifica quando la connessione della coppia binata interessa un elemento completamente diversa. In genere avviene quando si contano in maniera errata i pin. In alternativa, può accadere che si inserisca in modo sbagliato il crossover per mettere in comunicazione due hub;
- non si utilizza una porta uplik per connettere tra loro gli hub.
Disturbi nella trasmissione e ricezione del segnale avvengono quando gli elettroni non viaggiano a velocità costante, provocando riflessioni, perdite oppure interruzioni. In questi casi si adotta il test TDR, che consente di misurare la lunghezza del collegamento e determinare quale sia la distanza dal punto di rilevazione delle eventuali interruzioni di segnali oppure cortocircuiti.
Si impiega un tester per inviare lungo il cavo un segnale ad impulso e misurare il tempo necessario per il ritorno del segnale. Quindi si confrontano i risultati con i valori standard di ritardo; si è in presenza di un’anomalia quando si supera il limite prefissato. Quando invece si parla di un’attenuazione del segnale occorre determinare se il problema interessa un elemento vicino al punto di trasmissione oppure di ricezione.
I controlli post-cablaggio
Come si può vedere sono numerose le criticità di installazione che possono svilupparsi in corso d’opera, quindi un cablaggio a regola d’arte e impiegando componenti di alta qualità non è sufficiente a garantire una rete funzionale e veloce. Proprio per questo motivo risulta essere necessario realizzare un controllo post-cablaggio. Si tratta di un collaudo chiamato anche con il nome di certifica e che deve interessare tutte le prese e i cavi dell’impianto dell’edificio.
Tra gli strumenti maggiormente indicati per queste operazioni sono i field tester, apparecchi per la misurazione della rete elettrica, composti da uno slave e da un master. Il primo è un iniettore di segnale, mentre il secondo è composto da una tastiera e da un display. Questi dispositivi servono anche ad accertare la classe di collegamento del sistema in base a quanto stabilito dalla norma ISO 11801.
Soltanto attraverso l’utilizzo degli elementi appartenenti alla categoria corrispondente si può garantire il rispetto delle caratteristiche e delle prestazioni del complesso delle parti installate. Esistono sette classi ISO, che si distinguono per differenti velocità, cioè:
- classe F2000+, con intensità che arrivano fino a 600 MHz;
- classe E2000+, da 100 a 250 MHz;
- classe D2000+, fino a 100 Mhz nel caso in cui vengano adottate soluzioni Gigabit Ethernet;
- classe D, fino a 100 Mhz quando si parla di soluzioni ad alta velocità;
- classe C, da 1 a 16 Mhz (applicazioni ad alta velocità);
- classe B, per soluzioni non oltre 1 Mhz (media velocità);
- classe A, per soluzioni che non superano i 100 khz (bassa velocità).
Conclusioni
Di conseguenza, una volta effettuato il cablaggio è necessario utilizzare i field tester per eseguire controlli specifici attraverso un’ampia gamma di test. Tra questi si ricordano:
- la perdita di segnale per riflessioni (return loss);
- la wire map (mappa delle connessioni delle coppie binarie dei cavi);
- l’attenuazione del segnale;
- l’impedenza;
- il NEXT alle due estremità del cavo;
- il lenght link (valutazione della lunghezza delle connessioni);
- il ritardi di propagazione del segnale (propagation delay);
- l’ACR (Attenuation to Cross talk Ratio), cioè il rapporto in una coppia di cavi vicini tra la potenza del segnale utile e quella del segnale dissipato e che deve essere il più elevato possibile per garantire una trasmissione performante.
Si ricorda che lo strumento effettua questi controllo ripetendoli su tutte le frequenze, tuttavia sul display viene riportato soltanto il risultato peggiore. Si tratta di un accorgimento necessario per ragioni pratiche e di sicurezza.
C’è tuttavia una soluzione per partire da un livello di sicurezza maggiore, dandoci modo anche di evitare alcuni controlli sopracitati – poiché grazie a questa tecnologia non saranno più necessari: parlo del cavo preinfilato, una novità per il mercato italiano – già molto utilizzato in altre zone d’Europa, come la Francia o il Belgio – che può rivoluzionare il concetto di cablaggio e messa in posa.
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